Un famoso modo di dire recita che “Meglio rimanere in silenzio e sembrare stupidi che aprire bocca e togliere ogni dubbio”.
Ma se rimanere in silenzio fosse uno strumento per dimostrare di essere ascoltatori attenti?
Aprire bocca durante una conversazione dovrebbe essere un talento: soprattutto sapere quando farlo.
Quante volte hai provato fastidio quando chi ti stava accanto ti ha interrotto?
O ha terminato una frase al posto tuo?
Oppure ha voluto darti un “saggio” consiglio prima ancora che tu avessi esposto tutto quello che hai provato e che ancora senti dentro?
Ecco.
Un recente articolo del Washington Post (in merito alle relazioni) si chiedeva: Cosa succederebbe se non parlassi di te per 24 ore?
Forse diventeresti un ascoltatore migliore e “una persona migliore” nella percezione degli altri.
Stare in silenzio può avere un ruolo drasticamente elevato nell’ascoltare bene gli altri.
Resistere all’impulso (molto umano) di aprire bocca in ogni micro-pausa della conversazione è un esercizio virtuoso, così come permettere a chi ci sta ascoltando di raccogliere e finire i suoi pensieri.
Il compositore ed educatore musicale R. Murray Schafer, ad esempio, a volte chiedeva ai suoi studenti di rimanere in silenzio per un giorno.
Ci hai mai provato (nei limiti del possibile, ovvio)?
Beh, a volte personalmente ci ho messo tutto me stesso.
Il risultato è la sensazione di lasciar fluire le parole altrui con maggiore intensità, di comprendere meglio e di dare più importanza ai pensieri altrui.
Ed è un circolo virtuoso.
Non c’è bisogno di estremizzare, naturalmente.
Puoi rimanere in silenzio consapevole e controllato durante una singola conversazione.
Non dire nulla a meno che non ti venga posta una domanda.
Il risultato potrebbe essere sorprendente.