Quando si parla di lavoro, le questioni si fanno sempre spinose.

Sì, viviamo in una società che spesso e volentieri schiaccia le nostre aspettative, per non parlare dei nostri sogni.

A volte ci ritroviamo persino a detestare il lavoro che abbiamo sempre desiderato fare, per via di condizioni esterne insopportabili o ingiuste.

Eppure, nel mio lavoro di coaching, mi imbatto spesso in persone che in prima istanza si sono dimenticate di farsi alcune domande fondamentali che riguardano proprio l’attività che svolgono per molte ore al giorno.

La felicità professionale è un argomento decisamente soggettivo: c’è chi pensa ai soldi, chi al tempo, chi alla comodità, chi ai propri valori, chi alla soddisfazione pura e semplice.

C’è chi vuole stare in ufficio, chi viaggiare sempre, chi stare a casa.

Dato che è un esercizio arido voler cercare di dare una definizione di felicità professionale che valga per tutti, tanto vale farsi le domande giuste quando si tratta del lavoro che vogliamo davvero fare.

Eccole:

Cosa mi piace fare?

Pensa a questa domanda in termini di valori profondi e necessità che senti di avere.

E poi inquadrali in contesto professionale.

Ti piace confrontarti con le persone?

Ti piace mettere in atto la creatività?

Ti piace avere un orario prestabilito?

Preferisci lavorare a contatto con altre persone o da casa?

L’esercizio, in questo caso, è di scrivere un elenco di almeno 20 cose che ti piacerebbero a livello professionale.

Quali sono i miei punti di forza?

Una delle parti più significative del mio lavoro è quello di affiancare le persone a riscoprire le proprie potenzialità e mettere a frutto.

Questo è particolarmente utile nel campo della passione e del lavoro (spesso uniti!)

Chiediti: sono una persona che sa creare rapporti con gli altri?

Mi trovo a mio agio nella gestione dei progetti?

Adoro tenere tutto in ordine con precisione matematica?

Riesco a motivare e ispirare in modo naturale gli altri?

Non ho paura delle responsabilità?

Riesco a trovare soluzioni in tempi rapidi?

Anche in questo caso, pensa a tutto quello che fa parte della tua persona e scrivi un elenco di almeno 20 caratteristiche positive.

Come unisco le mie potenzialità a quello che mi piace?

Dopo aver scritto i primi due elenchi, è il momento di unire i puntini, letteralmente!

Metti accanto le due pagine e controlla le caratteristiche che possono andare d’accordo, tra quello che ti piace fare e quello che è nelle tue corde.

Questo è il primo passo per definire i contorni del perimetro di felicità professionale.

Ti aiuterà a capire meglio come modulare la tua attività, in caso di libera professione, o come muoverti per ottenere quello che vorresti, se sei dipendente.

Costruire una posizione più consona alle proprie attitudini, in cui rendere al meglio con soddisfazione, è un obiettivo che pochi saranno capaci di criticare.

Posso farlo nel mio lavoro attuale?

Veniamo ora alle note dolenti.

Spesso le buone intenzioni si scontrano con il “quieto vivere”.

Ok, abbiamo mappato la nostra felicità potenziale, ma adesso?

Quante volte mi sento dire…

Mi piace il luogo in cui lavoro.
Sto bene con i colleghi.
Tutto sommato la mia situazione è stabile.

E se sbaglio?
E se mi prendono per arrogante?
E se spreco tempo?

Va bene avere qualche timore, ma che senso ha continuare a fare qualcosa che non ti dà piena gioia e appagamento?

È perfettamente normale desiderare un cambiamento di scenario, nuove sfide e nuove responsabilità.

Senza contare che, se stai leggendo queste righe, è probabile che tu sappia cosa fare (e quanto vale questo cambiamento!) molto di più rispetto a chi ti sta intorno.

Proponiti per un nuovo ruolo.

Ridefinisci la tua posizione.

Costruisci un nuovo approccio al lavoro.

Cos’è per me una “promozione”?

Promozione è una parola che può assumere molteplici significati.

Anche se non puoi ridefinire direttamente il tuo lavoro attuale, dedicare del tempo a definire quello che per te è un obiettivo aspirazionale ti aiuta a capire quali opportunità puoi avere.

Non si tratta sempre e solo di incarichi più importanti, retribuzioni più alte, maggiori benefit, maggior numero di clienti altospendenti.

Si tratta di sentirsi vivi, si tratta di sentire di avere uno scopo per cui battersi.

Un lavoro che ci rende più felici, indipendentemente dalle caratteristiche esterne, è una vera e propria “promozione”: quantomeno per la nostra qualità della vita.

In conclusione

Come ho letto da qualche parte, dato che le due attività in cui investiamo più tempo sono dormire e lavorare, sarebbe sciocco non comprarsi un materasso perfetto e avere un’occupazione che ci renda professionalmente felici e appagati.

Sta a te capire cosa vuole dire “felicità professionale” e poi dedicare ogni sforzo per raggiungerla.

Giacomo Lucarini
Giacomo Lucarini

Life Coach, Dottore in Tecniche Psicologiche e Specialista in Comunicazione e Marketing. Curioso per passione e con tanta esperienza sul campo. Lettore compulsivo di noir, amo i film d’autore, il cyberpunk e la musica lo-fi. Se senti di avere bisogno di una mano per migliorare la tua vita, sono la persona giusta.

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