La recensione di Everything Everywhere All At Once è un’impresa semplice e complessa al tempo stesso.

Vi diranno che non meritava 11 candidature agli Oscar, tanto meno 7 statuette.

Vi diranno che è un film sgangherato, troppo lungo, furbetto, superficiale.

Vi diranno di tutto per non ammettere che Everything Everywhere All At Once è una meravigliosa combinazione di pensieri, immaginazione, significati e gentilezza confezionato in una girandola.

Punto primo: gli autori, i Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinert) sono in ordine di tempo tra i migliori talenti “videoclippari” ad affrontare il cinema e vincere la sfida, portando idee fresche e profonde sullo schermo. Consiglio di recuperare la loro videografia e filmografia.

Punto secondo: una lettera d’amore così enorme per un certo tipo di film, di narrazione, di attori non può non essere ignorata.

Punto terzo: un’opera volutamente metalinguistica, provocatoria, consapevolmente folle nella sua intelligenza sbanca i festival e le premiazioni di tutto il mondo (al momento è il film più premiato di sempre)

Veniamo a noi: quello a cui assistiamo non è una semplice parodia dal punto di vista di una donna asiatica di mezza età (e immigrata) di Matrix o dei multiversi cinefumettistici.

Quello a cui i Daniels ci invitano è il viaggio dentro la testa di una donna che sta vivendo il momento più basso della sua vita, il punto di rottura della sua precaria stabilità, il crollo totale e (in)previsto.

In altre parole, è il racconto del burnout di una persona qualunque.

Everything Everywhere All At Once Yeoh recensione

Il nostro cervello è una macchina micidiale e Everything Everywhere All At Once è la materializzazione di un inconscio che emerge prepotente quando l’accumulo dello stress ci porta al punto di non ritorno.

Non importa che tu sia nel tuo letto, in fila alle poste, al ristorante o di fronte a un’impiegata dell’ufficio delle imposte: quando è troppo è troppo.

Potremmo dire che l’intero film si svolge del tutto nel momento in cui Evelyn (una stupenda Michelle Yeoh) si trova di fronte all’ennesima difficoltà e delusione che la mettono in discussione come essere umano.

Quello che vediamo, assurdo, rutilante, sconvolgente, ridicolo, commovente, possibile, stupido, umanissimo, è il suo modo per elaborare e estraniarsi dal crudele mondo esterno.

Un modo per lottare, per elaborare, per resistere e forse per superare paure, pregiudizi, rimpianti che la trattengono dal vivere veramente.

La figura austera/terrificante del padre, il rapporto logorato/sbilanciato con il marito, l’accettazione (im)possibile di una figlia che sente lontana sempre più, ogni giorno che passa…

Evelyn è lontana dall’essere una persona equilibrata o persino “buona”, più volte nel corso del film vorresti prenderla per le spalle e scrollarla, eppure nel profondo – esattamente come tutti noi – sa cosa dovrebbe fare per accogliere il cambiamento e affrontare i problemi.

Everything Everywhere All At Once è proprio, con il suo stile esagitato, respingente e tenero, un’odissea umanissima e piena di significati.

Uno su tutti: lo scontro Yin-Yang del bagel/buco nero e degli occhietti adesivi/pensiero positivo.

(Ammetto che questa frase, se non hai visto il film, è forse la cosa più assurda che leggerai oggi)

Per quanto mi riguarda, un film da vedere assolutamente, da abbracciare e comprendere, da tenere stretto come quella persona amorevole che ti dice in faccia le cose più dure in mezzo alle carezze.

Everything Everywhere All At Once recensione breve

Pro
  • Un film come nessun altro
  • Il cast favoloso e che ci crede tantissimo
  • Una storia assurda quanto profonda
  • Trovate ridicole e geniali a getto continuo
  • Simbolismi e metafore mai banali e finale commovente
Contro
  • Un film come nessun altro (e non per tutti)
  • La durata forse un po’ titanica (2h20′)
  • A volte il racconto si sfilaccia
VOTO FINALE

Giacomo Lucarini
Giacomo Lucarini

Life Coach, Dottore in Tecniche Psicologiche e Specialista in Comunicazione e Marketing. Curioso per passione e con tanta esperienza sul campo. Lettore compulsivo di noir, amo i film d’autore, il cyberpunk e la musica lo-fi. Se senti di avere bisogno di una mano per migliorare la tua vita, sono la persona giusta.

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