Il recente film-fenomeno globale “Barbie” ci offre una prospettiva interessante sul tema delle insicurezze.

Barbie (interpretata da Margot Robbie) e il suo viaggio alla scoperta dell’umanità è la protagonista assoluta, ma che dire dell’irresistibile e “bietolone” Ken che prende coscienza del suo essere un semplice ACCESSORIO nella vita altrui?

Ken, interpretato da Ryan Gosling, affronta la sfida di essere considerato più un accessorio che un partner alla pari.

Questa dinamica, oltre ad essere un’esasperata metafora della condizione femminile nella storia, rispecchia anche le sfide che molte persone affrontano.

Senza contare gli uomini che si sentono “emarginati” o “privi di potere” in un mondo che sta diventando sempre più… egualitario!

Ma questo è un altro discorso.

Il film diretto da Greta Gerwig (da vedere: Lady Bird e Piccole Donne) e co-scritto con il compagno Noah Baumach (da vedere: Frances Ha) parla in modo divertito ma puntuale di femminismo necessario e patriarcato fragile.

Ma la fragilità è anche una condizione umana globale:

Chi non si è sentito almeno una volta un accessorio nelle vite degli altri?

Chi non ha mai provato la scomoda sensazione di essere un non-protagonista all’interno della propria vita?

Il film “Barbie” affronta questa questione in modo sorprendentemente profondo.

Ken, dopo aver lasciato l’utopia femminista di Barbieland, ha la conferma della sua condizione e si sente perduto.

Un po’ come chi passa la vita (consapevolmente o meno) a compiacere gli altri e un bel giorno comprende di non sapere più qual è la propria identità.

Da qui, qualunque scoperta o rivendicazione “tardiva” ci può portare ad avere reazioni scomposte e superficiali.

Un po’ come accade a Ken che “importa” la sua forma infantile di patriarcato a Barbieland, creando il suo “Kendom”.

Quello che dobbiamo capire è come liberare noi stessi facendo leva sui nostri valori profondi, non sulle manifestazioni esteriori più che sulla sostanza.

Come ha ben espresso il filosofo francese Michel Foucault, il potere non è solo una questione di dominio o controllo, ma è anche una questione di come ci vediamo e come ci relazioniamo con gli altri.

Ken, nel suo tentativo di affermare il suo potere, finisce per rivelare la sua insicurezza e la sua fragilità.

Verso la fine del film, Barbie e Ken hanno una seria conversazione sul loro rapporto.

Barbie, con la sua forza e la sua indipendenza, incoraggia Ken a trovare le sue passioni personali, a definire se stesso non in relazione a lei, ma in termini dei suoi interessi e desideri.

Questo è un messaggio potente, per tutti noi!

Come spiegava lo psicologo Carl Rogers, l’unico essere umano che può confermare il nostro valore, il nostro essere, siamo noi stessi.

Non dobbiamo definirci in relazione agli altri, ma dobbiamo trovare il nostro valore e il nostro scopo dentro di noi.

Quindi, la prossima volta che ti senti come un “Ken”, ricorda: la tua forza non viene dal dominare gli altri, ma dal comprendere te stesso e dal trovare il tuo scopo.

E come tutte le sfide della vita, richiede pazienza, comprensione e, soprattutto, coraggio.

Oppure, scrivimi un messaggio (rispondo sempre!)

Giacomo Lucarini
Giacomo Lucarini

Life Coach, Dottore in Tecniche Psicologiche e Specialista in Comunicazione e Marketing. Curioso per passione e con tanta esperienza sul campo. Lettore compulsivo di noir, amo i film d’autore, il cyberpunk e la musica lo-fi. Se senti di avere bisogno di una mano per migliorare la tua vita, sono la persona giusta.

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