Dopo anni di attesa e la mezza delusione di TENET, ecco che torna al cinema Christopher Nolan, regista di culto che rende ogni sua opera un evento, nel bene e nel male.

Ed è pronto a scuotere le nostre coscienze con “Oppenheimer“.

Un film che non solo racconta la vita di J. Robert Oppenheimer, il cosiddetto “padre della bomba atomica”, ma che ci fa anche riflettere sulla dualità dell’essere umano, sulla sua capacità di creare e distruggere.

“Oppenheimer” di Nolan è senza dubbio il film del momento.

Anche nella mia sperduta provincia, le sale erano strapiene, quasi come per il film di Barbie, con un po’ meno rosa e lustrini.

È un’opera che non solo racconta una storia e la Storia, ma ci costringe a riflettere, a mettere in discussione e a vedere oltre la superficie.

Oppenheimer, con il suo genio e la sua ambizione, ha creato qualcosa di potente, ma alla fine è stato posseduto e consumato da essa.

La sua storia è una rappresentazione tangibile di come le nostre creazioni, le nostre ambizioni e le nostre ossessioni possano alla fine dominarci e definirci.

Basato sul libro “American Prometheus” di Kai Bird e Martin J. Sherwin, il film ci porta attraverso la vita tumultuosa di Oppenheimer, dal suo ruolo chiave nel Progetto Manhattan fino alle sue lotte personali e professionali.

Ma, come sempre, Nolan non si limita a raccontare una storia; ci costringe a riflettere, a mettere in discussione e a vedere oltre la superficie.

E poi c’è Cillian Murphy, che interpreta Oppenheimer con una profondità e una complessità che sono semplicemente sbalorditive.

oppenheimer

Ogni sguardo, ogni gesto, ogni parola pronunciata ci dà uno sguardo nell’anima tormentata di un uomo che sa di aver cambiato il corso della storia, e non necessariamente in meglio.

Accanto a lui, in un cast all-star forse un po esagerato (ne riparliamo sotto) due attrici come Florence Pugh e Emily Blunt offrono performance sentite, aggiungendo ulteriori sfumature e profondità al racconto.

Nolan ci presenta quindi un film coraggioso, che affronta temi centrali e scomodi della nostra storia.

Ci travolge con le sue emozioni, ci stravolge con le sue rivelazioni e ci fa pensare su tanti piani differenti.

Ma, come sempre, ci sono delle sfumature

  1. La Sceneggiatura: Nolan è un maestro dietro la macchina da presa, ma come sceneggiatore, da solo, lascia un po’ a desiderare. Con un vero sceneggiatore al suo fianco, “Oppenheimer” avrebbe potuto essere il film della vita.
  2. Il Cast: Troppi volti noti, utilizzati in modo quasi superficiale. Personaggi che sembrano esserci solo per fare numero, come Rami Malek e Casey Affleck, che compaiono quasi come comparse di lusso.
  3. Raccontare vs Mostrare: Troppo spesso nel film le cose vengono raccontate e non mostrate. L’essenza di Oppenheimer, il suo lato superbo e indisponente, viene accennato ma raramente messo in scena.
  4. Il Montaggio: A tratti frammentato e convulso, quasi come se Nolan volesse invitarci a creare dei TikTok dalle sue sequenze.
  5. La Struttura: A volte sembra di assistere a tre episodi di una docufiction cuciti insieme. Nolan ha cercato di infilare tutto, dalla politica ai traumi, dall’amore alla bomba, ma ha finito per omettere dettagli cruciali per comprendere davvero Oppenheimer.
  6. Il Libro vs Il Film: Ho fatto l’errore, o forse la fortuna, di leggere “American Prometheus” prima di vedere il film. Il paragone tra il libro e il film è impietoso. Il libro di Bird e Sherwin è un capolavoro, una profonda immersione nella vita di Oppenheimer. Se dovete scegliere tra leggere un libro o vedere un film quest’anno, scegliete il libro.
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Oppenheimer e la dualità dell’uomo.

Oppenheimer, con tutto il suo genio, ha creato una delle armi più distruttive della storia.

Lo ha fatto come scienziato, con le migliori intenzioni, per porre fine a una guerra che aveva già causato troppa sofferenza.

Eppure, le conseguenze delle sue azioni sono state devastanti.

Questa è la dualità dell’essere umano: la capacità di creare e distruggere, di amare e odiare, di fare il bene e il male.

Nolan, con la sua regia impeccabile, ci mostra questa dualità in ogni scena.

Ci mostra la passione e l’ossessione di Oppenheimer, ma anche il suo tormento e la sua sofferenza.

Ci mostra la bellezza e la bruttezza del mondo in cui viveva, e ci costringe a considerare quale sia la nostra posizione in esso.

E poi c’è la scena finale, che non voglio rovinare per chi non ha ancora visto il film, ma che mi ha lasciato senza parole.

È una scena che riassume perfettamente tutto ciò che il film rappresenta, e che ci ricorda la fragilità e la complessità dell’essere umano.

In conclusione, “Oppenheimer” non è solo un film sulla vita di un uomo, ma un saggio sulla natura stessa dell’umanità.

È un film che ci sfida, ci costringe a prendere posizione e ci ricorda che, alla fine, siamo tutti prodotti delle nostre azioni.

E come sempre, Nolan ci offre una visione che è allo stesso tempo affascinante, provocatoria e profondamente umana.

E per questo, “Oppenheimer” è un film da non perdere.

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Giacomo Lucarini
Giacomo Lucarini

Life Coach, Dottore in Tecniche Psicologiche e Specialista in Comunicazione e Marketing. Curioso per passione e con tanta esperienza sul campo. Lettore compulsivo di noir, amo i film d’autore, il cyberpunk e la musica lo-fi. Se senti di avere bisogno di una mano per migliorare la tua vita, sono la persona giusta.

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