Ti sei mai ritrovato a riflettere su cosa significhi davvero “avere abbastanza”?

Non parlo solo di denaro o di beni materiali, ma di un concetto più profondo, più intimo.

Quel senso di pienezza e soddisfazione che cerchiamo in ogni aspetto della nostra vita.

Eppure, sembra che più ci sforziamo di raggiungere questo stato, più il traguardo si allontana.

È come se stessimo cercando di afferrare l’acqua: più stringiamo, più ci scivola tra le dita.

Mentre mi trovavo in India per lavoro, mi avventurai nel tempo libero in un tempio isolato.

Lì c’era, solitario, un uomo anziano armato di poco più di un saio e un bastone.

Con la mia guida, in inglese, ci salutammo e gli chiesi il motivo del suo sorriso.

Lui, che emanava una serenità e una contentezza che raramente ho riscontrato nelle persone più fortunate, disse:

“La felicità non si trova nell’avere, ma nell’essere. Non nel possedere, ma nell’apprezzare“.

Lì per lì mi sembrò una frase piuttosto pittoresca e trita, ma nella sua semplicità era esatta.

Queste parole mi hanno fatto riflettere a lungo sul nostro incessante desiderio di “più” e sulla nostra incapacità di dire “basta”.

In fisica, esiste un concetto chiamato “interpretazione dei molti mondi” che suggerisce che ogni decisione che prendiamo crea un nuovo “mondo” o realtà.

Ogni scelta, ogni azione, ogni pensiero porta a un nuovo percorso di possibilità.

E se applichiamo questo concetto alla nostra vita quotidiana, potremmo iniziare a vedere il nostro “sufficiente” in una luce completamente nuova.

Immagina di essere in un labirinto di specchi, dove ogni specchio riflette una versione diversa di te.

In uno, sei ricco e potente, ma non sei felice.

In un altro, sei povero ma contento.

In un altro ancora, sei circondato da amici e famiglia, ma senti un vuoto interiore.

Ogni specchio riflette un “sufficiente” diverso, un diverso equilibrio di ciò che desideri e ciò che hai.

Ma qui sta il trucco: nessuno di questi specchi riflette la realtà completa.

Ogni “sufficiente” è solo una parte del quadro complessivo.

E il vero “sufficiente”, il vero equilibrio, si trova non in uno specchio, ma nel labirinto stesso.

Nel viaggio attraverso i vari “mondi”, nel confronto tra i diversi “sufficienti”, nel continuo adattamento e apprendimento.

Ecco il punto: il nostro “sufficiente” non è un punto fisso, ma un obiettivo in continua evoluzione.

Man mano che cambiamo e cresciamo, anche il nostro “sufficiente” cambia.

E questo non è un difetto, ma una caratteristica.

È ciò che ci permette di adattarci, di evolvere, di cercare sempre nuovi orizzonti.

Come diceva Carl Gustav Jung,

“L’uomo che non attraversa l’inferno dei suoi desideri, non li supera mai”.

E forse, il nostro “inferno” è proprio questo labirinto di “sufficienti”.

Questo continuo confronto tra ciò che abbiamo e ciò che desideriamo.

Ma è anche attraverso questo “inferno” che possiamo trovare il nostro vero “paradiso”, il nostro vero “sufficiente”.

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Giacomo Lucarini
Giacomo Lucarini

Life Coach, Dottore in Tecniche Psicologiche e Specialista in Comunicazione e Marketing. Curioso per passione e con tanta esperienza sul campo. Lettore compulsivo di noir, amo i film d’autore, il cyberpunk e la musica lo-fi. Se senti di avere bisogno di una mano per migliorare la tua vita, sono la persona giusta.

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