Nel caos incessante e nel turbine di impegni che contraddistinguono la nostra era, spesso ci ritroviamo a inseguire un’illusione pericolosamente seducente: quella di poter “gestire tutto”.
Ma ecco la verità scomoda e paradossalmente liberatoria: non ci riusciremo mai.
E no, non è una di quelle frasi fatte per demoralizzare, ma un invito a riconsiderare radicalmente il nostro approccio alla vita e al tempo che ci è dato viverla.
La realtà è che le richieste sul nostro tempo – tutte quelle cose che vorremmo fare o che sentiamo di dover fare – superano di gran lunga le ore disponibili in una giornata.
Grazie a un cocktail esplosivo di capitalismo, tecnologia e ambizione umana, queste richieste continuano a crescere, mentre le nostre capacità restano sostanzialmente invariate.
È una battaglia persa in partenza, un cerchio che non si chiude mai.
Più compiti portiamo a termine, più ne generiamo, in un ciclo infinito e sfiancante.
Ma dove sta il lato positivo in tutto questo?
Sta nel fatto che possiamo (e dovremmo) smetterla di rimproverarci per non essere riusciti a fare tutto, perché, a essere onesti, fare tutto è strutturalmente impossibile.
La soluzione non sta nel cercare di non trascurare nulla, ma nel fare una scelta consapevole e proattiva su cosa trascurare, a favore di ciò che conta davvero.
(Ad esempio: io ho scelto di trascurare drasticamente le serie tv)
Riconoscere questa dinamica può essere liberatorio.
Significa che possiamo dare priorità alle nostre energie senza sentirci costantemente in colpa per le caselle non spuntate nella nostra interminabile lista di cose da fare.
La chiave sta nell’adozione di un cambiamento di mentalità: passare da una vita spesa a cercare di coprire ogni fronte, a una vita in cui si sceglie con coscienza cosa mettere in secondo piano.
Questo non è un invito all’inerzia o a vivere senza obiettivi, ma un richiamo a vivere con intenzionalità, scegliendo ciò che merita davvero il nostro tempo e la nostra attenzione.
È un invito a domandarci: cosa è veramente importante per me?
Su cosa voglio concentrare le mie energie?
E, forse ancora più cruciale, cosa sono disposto a lasciar andare?
In questo contesto, il concetto di “sbattersene” assume una nuova, positiva connotazione.
Non si tratta più di trascurare per disattenzione o per mancanza di cura, ma di decidere consapevolmente di non dedicare tempo a ciò che è meno importante, per poter investire su ciò che veramente ci arricchisce, ci fa crescere, ci rende felici.
In conclusione… la liberazione sta nel riconoscere che l’obiettivo non è “gestire tutto” ma gestire bene ciò che conta.
È un invito a riflettere sulle nostre vere priorità e ad agire di conseguenza, consapevoli che, in una cultura ossessionata dall’efficienza e dalla produttività, scegliere cosa trascurare può essere l’atto più rivoluzionario e amorevole che possiamo compiere verso noi stessi.
Diamo spazio a ciò che conta davvero, e troviamo in quella scelta la nostra vera, profonda liberazione.